
BluesHouse, Milano – 27 settembre 2012
Di: Eva Simontacchi
Foto di Antonella Cappo
La sala di uno dei templi del Blues di Milano si è trasformata, per l’occasione, in un jazz club, con tanto di tavolini predisposti per la musica d’ascolto per l’unica data a Milano del pianista statunitense Joel Holmes, considerato un vero prodigio del pianoforte. Non ancora trentenne, si è già conquistato un ruolo di primo piano nel mondo del jazz americano ed internazionale. Ha studiato alla prestigiosa “Baltimore School for the Arts" e si è laureato in Jazz Performance al Conservatorio “Peabody Institute” dell'Università John Hopkins.
Il suo talento, apprezzato e conosciuto in molte parti del mondo, dall'Europa all'Asia, dagli Usa all'America Latina, lo ha portato a ricevere premi e riconoscimenti importanti e a collaborare con grandi artisti come Roy Hargrove, Nenna Freelon e molti altri. Ha all'attivo due album, “Eternal Vision" e “African Skies" (grazie ai quali ha ricevuto due nomination per i Grammy Awards) e altri in uscita, uno dei quali, “Loose” in Italia con il sassofonista Gianluca Lusi, prodotto dall’etichetta discografica Tosky Records di Roma.

Nel momento iniziale di piano solo della sua performance esegue “Solar” (Miles Davis), “Have You Met Miss Jones” (Richard Rodgers) ,
Lo raggiungono sul palco il batterista padovano Pietro Valente e il contrabbassista torinese Luca Curcio. La serata prosegue in trio, alternando momenti di raffinata delicatezza ed emozionanti tensioni con il brano originale “Holy Spirit” (Joel Holmes), “The Cool Life” (Joel Holmes), “Blue Monk” (Thelonious Monk), Nahima’s Love Song” (John Hicks) eseguita piano solo, riprendendo poi ancora in trio con “There Is No Greater Love” (Isham Jones), “Polkadots and Moonbeams”, “Body and Soul” (Johnny Green), e una entusiasmante esecuzione uptempo di “Four” (Miles Davis). Termina il concerto con una toccante versione piano solo arrangiata da Holmes di “Nuovo Cinema Paradiso”.
Una serata all’insegna della musica jazz, ma non solo, con un leader che attraverso la musica trasmette la propria indipendenza e libertà spirituale, il proprio linguaggio personale e convoglia energia e vibrazioni avvolgentemente positive. Ottimo il responso del pubblico in sala, che ha ascoltato con grande attenzione dall’inizio alla fine e non ha risparmiato applausi e ovazioni.



