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Come usare la mente per migliorare le esibizioni - Parte1 - Sonia Giudici

 

 illustrazione di Nadia Pazzaglia

Per i prossimi 2 numeri della newsletter ho pensato di tentare un esperimento. Vorrei provare a fare “a distanza” con te un paio di esercizi che utilizzo spesso nelle mie sessioni di coaching: il primo che ti proporrò è un esercizio molto efficace che ho “copiato” da un mio collega che è coach sportivo e segue la preparazione mentale di una squadra di calcio che della serie A inglese e di alcuni giocatori di rugby e golf.
Da circa un anno l’ho utilizzato con molto successo con i miei clienti e vorrei proporlo anche a te: ovviamente farlo guidati da un coach è diverso che farlo da soli, ma ho pensato che fosse interessante chiederti di farlo autonomamente e sentire poi da te aggiornamenti sui tuoi risultati….quindi mi farà piacere se vorrai inviare commenti via e-mail.

Prima di farti fare l’esercizio però ho bisogno di utilizzare queste brevi pagine per spiegarti qualcosa che ti consentirà di capire perché l’esercizio funziona, ma aspetto più interessante (almeno per me) ti darà informazioni su come utilizzare la tua mente per dar vita a performance sempre migliori.
Concedimi però di dare spiegazioni un po’ elementari e “semplicistiche”: lo spazio di questa newsletter non mi permette di essere più precisa, come sono solitamente negli incontri individuali. A grandi linee, gli esercizi che ti proporrò si basano sui seguenti presupposti.

Semplificando, possiamo dire che nel nostro cervello operano due menti: chiamiamole Mente 1 e Mente 2.
La Mente 1
presiede al pensiero razionale ed a tutto ciò che compiamo deliberatamente e consciamente: leggere un libro, correre se siamo in ritardo, premere un tasto per ottenere un determinato suono dal pianoforte, o per scegliere con il telecomando un determinato canale televisivo…
C’è poi una parte del nostro cervello - che chiamiamo Mente 2 - che regola tutto ciò che facciamo in maniera inconsapevole o quasi, insomma senza nemmeno rendercene conto: muovere il diaframma quando respiriamo, accelerare i battiti del cuore se siamo nervosi, far chiudere le palpebre regolarmente. In caso di incidenti che coinvolgono il cervello, la lesione – in base al punto in cui si trova – può intaccare l’attività della Mente 1 con successive difficoltà a muovere gli arti o a parlare, ad esempio, o la Mente 2 pregiudicando alcuni automatismi, come alcuni riflessi o regolazioni interne del corpo.
La Mente 2 esiste, fra l’altro, anche perché sarebbe impossibile governare consapevolmente tutti i processi vitali.
Ad esempio: se vogliamo, possiamo controllare il ritmo della nostra respirazione, ma non potremmo certo farlo tutto il giorno e di certo non mentre dormiamo. Inoltre, nel dedicare attenzione al farlo, certamente avremmo difficoltà fare altro.
Prova a controllare il ritmo del tuo respiro ed eseguire, contemporaneamente, calcoli matematici o parlare con un amico….
Sarebbe impossibile vivere una vita normale gestendo a livello conscio le nostre attività fisiologiche.
Ma la Mente 2 controlla anche alcune reazioni mentali inconsce: ad esempio il fatto di commuoversi vedendo un film. La nostra Mente 1 sa benissimo che si tratta di puntini luminosi su uno schermo e che le storie raccontate da quelle immagini non sono reali, ma la Mente 2 ci fa commuovere ugualmente.

Ti chiederai: come c’entra tutto questo con la performance artistica e come può aiutarmi a migliorare le mie esibizioni?
Ti rispondo con una domanda: secondo te, la performance artistica è governata dalla Mente 1 o dalla Mente 2?
Potresti rispondere la Mente 1 perché è attraverso questa che memorizziamo una melodia, muoviamo le dita sul pianoforte, decidiamo di utilizzare una certa intonazione ed un certo sguardo nel dire una battuta.
Ma potresti anche rispondere la Mente 2 ed ora ti spiego il perché.

La Mente 2 è incredibile: non appena la Mente 1 impara bene qualcosa e la rende automatica, la Mente 2 si impossessa di quel processo.
Pensa alla guida. All’inizio dobbiamo fare attenzione a tutto: frizione, acceleratore, cambio, volante, frecce, segnali stradali e ci sembra tutto terribilmente complesso da gestire. Poi dopo alcune settimane ci sembra tutto più semplice ed ora, talvolta, ci capita di coprire il tragitto dal supermercato a casa talmente assorti nei nostri pensieri da non accorgerci nemmeno di aver guidato fino a casa. Quando questo capita, è perché abbiamo imparato così bene il processo che la Mente 1 non ha più bisogno di presidiarlo e quindi subentra la Mente 2 a regolare tutto.
In questo modo la Mente 1 può dedicarsi ad altri pensieri più utili.

Nell’esibizione artistica sono quindi essenziali i ruoli di entrambe le Menti. Mente 2 si occupa di farci eseguire tutte le operazioni che abbiamo automatizzato. Ad esempio: per i cantanti prendere il fiato in determinati punti o mantenere l’appoggio, per i musicisti muovere le dita in un determinato modo in alcuni passaggi semplici, per i ballerini tenere i piedi in una determinata posizione nell’esecuzione di alcuni passi base, eccetera. La Mente 1 in questo modo è libera di presidiare i punti più complessi dell’esecuzione, tenere d’occhio il direttore d’orchestra o il partner, e così via.
 
Un errore tipico dei performers – che limita enormemente il raggiungimento dell’eccellenza – è l’affidarsi troppo alla Mente 1 nell’esecuzione, facendole fare anche il lavoro che dovrebbe fare la Mente 2.

Ci affidiamo più volentieri alla Mente 1 perché è quella che conosciamo meglio, ma nel tentativo di tenere tutto sotto controllo limitiamo enormemente le nostre abilità espressive.
Pensiamo ad una cantante: come può pretendere da se stessa un’ottima esibizione se la Mente 1 che dovrebbe presiedere alle attività più complicate, ai passaggi più sofisticati, alle finezze tecniche ed interpretative è impegnata a tenere sotto controllo l’appoggio, la posizione della voce l’esecuzione di ogni singola nota e quindi a fare anche il lavoro che spetterebbe alla  Mente 2?

L’incapacità di lasciar andare e far fluire l’esibizione in modo spontaneo, il continuo pensare a ciò che accade dentro e fuori di noi, è proprio ciò che blocca e previene l’esibizione eccellente. (Non a caso nel coaching lavoriamo molto anche su questo, quando l’artista presenta problemi di performance).
Se si pensate bene, vi accorgerete che le vostre migliori performance del passato non sono state caratterizzate da un controllo totalmente consapevole di tutti i vostri “processi”, ma piuttosto noterete di aver cantato, suonato, recitato, ballato al meglio proprio quando lasciando andare tutto, avete lasciato fluire l’esecuzione portando la vostra consapevolezza (Mente 1) sulle parti più complesse, se non addirittura lasciando la  Mente 1 del tutto fuori dal gioco.

Ora, mentre la Mente 1 determina il nostro successo nella fase di apprendimento di una tecnica, di memorizzazione di un brano, di una parte o di una sequenza di passi, è la Mente 2 che determina il successo dell’esibizione. Questo perché:

L’esibizione è un insieme di moltissimi processi che è impossibile governare tutti consciamente. E’ necessario lasciare all’intelligenza del nostro corpo (legato alla Mente 2) il ruolo di coordinare tute le attività legate all’esecuzione e non chiedere al nostro cervello (Mente 1)  di farlo.

D’altre parte, l’arte, per definizione, non può essere solo creata solo con il pensiero razionale.


Dirai facile a dirsi, ma come si fa in pratica?

Il problema è che la Mente 2 non è facile da “usare” come la Mente 1: per indirizzarla è necessario sapere come funziona e che strumenti utilizza per mettere il nostro corpo ed i nostri “processi operativi” in uno stato di efficienza che ci porta alla performance ottimale.
Questo è quello che cercheremo di scoprire con l’esercizio che ti chiederò di fare nel prossimo numero della newsletter. Ma per farlo ho bisogno che, fin da ora, tu faccia qualcosa…


ESERCIZIO: TROVA I TUOI PUNTI DI RIFERIMENTO

In attesa del prossimo numero della newsletter ti chiedo di prepararti all’esercizio individuando 2 performance che ti hanno davvero soddisfatto ed in cui hai dato il meglio di te, e 2 che non hanno funzionato come dovevano.
Ripensa a qui momenti, cerca di riviverli con il tuo corpo e nota come ti sentivi e che segnali ti davano le parti più importanti del tuo corpo: ad esempio sensazioni di tensione, di calore o di freddo, “vibrazioni”, sensazioni di energia interna, formicolii, posizione delle mani o delle braccia. Tutto quello che può essere rilevante: se sei un cantante la posizione del palato ad esempio,se sei un musicista la sensazione ti legava al tuo strumento e così via.
Comincia a farlo da ora ed annotati quelle sensazioni per ognuna delle esibizioni che hai identificato; nota anche se trovi qualcosa che accomunava le tue esibizioni.
Se non ci riesci non importa: lo faremo insieme la prossima volta e con i dati raccolti capiremo come la tua Mente 2 si prepara ad renderti eccellente nella tua esibizione.


Alla prossima newsletter!

 

Sonia Giudici
“Armonia e Performance”

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