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Intervista a Eva
Indice articolo
Intervista a Eva
Pagina 2

 

 

Eva Simontacchi (fotografia di Mario Livraghi)

La musica: cos’è per te?

Per me la musica è il battito del mio cuore, il cielo che vedo sopra di me, l’erba sulla quale cammino a piedi nudi,  l’albero frondoso sotto al quale mi siedo, le montagne innevate che ammiro estasiata, le onde del mare che si infrangono sulla scogliera, la sabbia calda sulla quale cammino… I volti delle persone che mi sono care, e anche i visi delle persone che vedo per strada…  La musica mi fa avvicinare molto a "me stessa"; mi fa diventare introspettiva, esattamente come quando faccio una passeggiata in montagna o cammino lungo una spiaggia al mattino presto, quando non c'è nessuno. Ecco perchè la musica mi fa visualizzare luoghi incontaminati e spettacolari.....

 La natura a mio avviso ha una sua musica, molto melodiosa e grandiosa. Ma anche la città è musica; il traffico, la folla, la vita frettolosa, mi riconducono a una musica diversa.  Ogni cosa è musica; sia le cose belle e meravigliose che ci riempiono di stupore o di gioia, sia i momenti tristi, le occasioni in cui ci si sente soli o scoraggiati. Ogni circostanza ha la sua musica. E anche il silenzio per me è musica……. Nel caos delle grandi città, dove c’è un rumore di fondo  continuo, un momento di silenzio ci riempie quasi di stupore. Ne abbiamo bisogno per vivere. Il silenzio è pausa, riflessione, introspezione, è uno “stop”. Il silenzio nella musica è importante; le pause nel canto danno importanza alla frase successiva; ne esaltano il suono.
La musica mi ha richiesto molta applicazione e molta dedizione, e mi richiede applicazione e dedizione tuttora, ma mi dà molto in cambio. Sto sempre imparando. Amo trasmettere ciò che ho appreso, e lo faccio con entusiasmo. La musica mi ha anche aiutato a superare alcuni dei momenti più difficili della mia vita; è terapeutica.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata un elemento predominante nella tua vita?

Non  so…… Non me lo sono mai chiesto. Però, se ci penso, ricordo che mia madre mi disse che quando frequentavo la scuola materna all’International School of Milan, l’insegnante di musica le aveva detto che ero molto musicale, e le aveva consigliato di farmi studiare uno strumento. I miei genitori seguirono il consiglio ricevuto. Iniziai i miei studi di pianoforte all’età di 5 anni, con Dorothy Mae Charles. La stessa insegnante, che ci insegnava canto a scuola, aveva organizzato un coro. Mi scelse come solista per cantare “Silent Night” nel teatro della scuola davanti a una platea di genitori. Avevo nove anni. Ricordo che mi tremava la voce;  ero tremendamente emozionata. Non mi sentivo a mio agio; c’erano troppe persone, troppo silenzio, e la sala era gremita. Ricordo ancora il battito del mio cuore e la sensazione che mi mancasse il respiro.
Non amavo cantare davanti a un pubblico  da bambina e da adolescente, ma ho sempre adorato cantare, e in effetti è una cosa che ho sempre fatto. Mi dava e mi dà tuttora una grande gioia. Trascorrevano gli anni, e i miei studi pianistici (classici) proseguivano. Dorothy Mae Charles tornò in Canada, e ripresi le lezioni di piano a con Irma Pandolfi. Facevo i miei esercizi, ma evidentemente non era quello lo strumento al quale ero destinata. Non sono mai stata una pianista particolarmente dotata. Suonavo correttamente i brani che studiavo, ma non sentivo il “fuoco sacro”…… Purtroppo da giovanissima non ho mai saputo che si potesse studiare canto; che esistesse una cosa chiamata “ tecnica vocale”. Pensavo che si nascesse con il “dono” o con la “voce”. Inoltre, dato che mi vergognavo a cantare davanti a degli estranei, non mi ha mai nemmeno sfiorato l'idea di farne una professione. Da adolescente ho cantato parecchio con mia sorella Laura; avevamo imparato a memoria l’intera rock opera “Jesus Christ Superstar” e la cantavamo a cappella… Cantavamo i brani di Mina e dei Matia Bazar, e tutte le canzoni in voga in quel periodo. Cantavo anche accompagnata da mio fratello Fabio, che suonava la chitarra molto bene, e dato che lui era appassionato della musica rock, dei Deep Purple e di altri gruppi, cantavo le “rock ballads” melodiche che mi piacevano. Uno dei nostri cavalli di battaglia era “Stairway To Heaven”. Per un po’ ho cantato anche nel suo gruppo. Andavamo in sala prove e si provava per delle ore….  Pian piano ho imparato, attraverso un metodo e  da autodidatta, a strimpellare la chitarra per accompagnarmi. Non ho mai pensato di fare del canto una professione, ma ho sempre cantato per la gioia di cantare.
A un certo punto ho iniziato ad appassionarmi al jazz, e ricordo di avere ascoltato i dischi di Ella Fitzgerald per quattro anni prima di passare ad ascoltare altre interpreti o vocalist. Poi ho iniziato anche ad ascoltare i musicisti, Charlie Parker, Coltrane, Armstrong…….   Iniziai la mia avventura  jazz con la “Original Garden Jazz Band”, diretta da Riccardo Vigoré, e contemporaneamente iniziai a prendere lezioni di canto e di tecnica vocale. Gli studi sono proseguiti per anni, e tuttora studio e approfondisco, primo perchè mi piace, e poi anche perché insegnando, ho la responsabilità di essere sempre aggiornata per i miei allievi. Per questo mi piace organizzare, quando posso, delle Master Classes con docenti e cantanti di grande esperienza che hanno molto da trasmettere. Ho organizzato workshops e Master Classes con Sheila Jordan e Jay Clayton per l’improvvisazione nel jazz, con Elisabeth Howard per la tecnica vocale, con Albert Hera, Laura Fedele, e altri artisti che si occupano di docenza proprio per ampliare le mie esperienze e quelle degli allievi o di chi si iscrive ai corsi. Mi piace moltissimo poter condividere questa opportunità di crescita con chi lo desidera. Lo studio di gruppo a mio avviso è molto efficace. L’unione fa la forza!

Cos’è cambiato dopo i tuoi studi?

E’ cambiata la voce, che pur rimanendo sempre la "mia" si è arricchita di chiaroscuri, di armonici, di suono, di dinamiche. Ho imparato a utilizzare i colori vocali. Cose che prima sembravano molto difficili (come sostenere delle note lunghissime, o delle frasi lunghe senza sforzo) sono diventate più facili. E' cambiata la mia sicurezza sul palco o davanti al pubblico. Capisco come funziona lo strumento vocale. So come lavorare per farlo rendere al meglio delle mie possibilità senza affaticarlo. Mi spiace solo di non avere iniziato da adolescente! In ogni caso sono felice così. Non ho rimpianti. Nel frattempo ho fatto molte cose prima di dedicarmi a tempo pieno alla musica. Per anni ho lavorato come traduttrice interprete – cosa che mi è risultata  comunque utilissima anche nel canto. E’ così importante avere una pronuncia ineccepibile quando si canta in una lingua che non sia la nostra (l'italiano)! Ed è vitale comprendere a fondo i testi perchè l'interpretazione non abbia a soffrirne! 



 
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